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domenica 28 dicembre 2014

SIGARI DOMINICANI - PUROS DOMINICANOS

Haitianarts tabacco sigari Santiago


                                   Come le sigarette, i sigari sono un rischio per la salute. 

In genere sono giudicati come una valida alternativa alle sigarette perché il loro fumo non va inalato, la frequenza con cui vanno fumati è minore e anche perché mancano i componenti tossici della combustione della carta, riducendo in questo modo il rischio di contrarre tumori ai polmoni.
Ma fumando sigari o pipe, rimane il rischio di tumori del cavo orale, dovuti al fatto di trattenere il fumo in bocca.
Qualcuno ha fatto il paragone tra chi fuma sigarette e chi fuma sigari, come un alcolista ed un sommelier!
Nel 1962, quando cominciò l'embargo degli Stati Uniti, Cuba ha perso il suo mercato principale, così i più grandi produttori di sigari cubani, hanno cercato altre zone e molti si sono stabiliti in Rep.Dominicana, dove hanno trovato il clima e le terre più adatte.

Le principali qualità di un buon sigaro, sono:
sapore, odore, colore, combustibilità, consistenza, elasticità, bilanciamento tra nicotina ed oli.
I sigari Dominicani hanno tutte queste caratteristiche !

Per secoli, l'isola d'Hispaniola (Haiti e Rep.Dominicana) è rimasta nell'ombra di Cuba, per quel che riguardava la produzione di tabacco e sigari, ma in pochi decenni, l'ha battuta nell'esportazione.

La Rep.Dominicana, oggi è considerato il principale produttore mondiale di sigari, ne esporta circa 350.000.000 all'anno.





                                                                           
 
                                        Sono 3 i tipi di tabacco coltivati in Repubblica Dominicana :

OLOR DOMINICANO di origine Dominicana, utilizzato per i modelli più morbidi

PILOTO CUBANO  ha origine dai semi Cubani di Vuelta Abajo ed è il più ricco ed il 
più forte

SAN VINCENTE anche questo di origine Cubana, è un ibrido, dal sapore pieno, derivato dal Piloto.




Garcia Tobacco, a La Romana (che si trova sulla costa sud della Rep.Dominicana, 260 km. a sud da Las Galeras e 127 km.a est di Santo Domingo), è la più grande fabbrica di sigari fatti a mano, del mondo.


Vi producono, marchi famosi, come MONTECRISTO, H. UPMANN, ROMEO Y JULIETA, SANTA DAMIANA e DON.

Diego Tabadom Holding, a Santiago (seconda città della Rep.Dominicana, 147 km. a nord-ovest di Santo Domingo e 220 km. ad ovest de Las Galeras), è un'altra importante società Dominicana che produce i famosi DAVIDOFF e AVO Y GRIFFIN'S.





Il sigaro è un oggetto particolarmente delicato e bastano poche ore di conservazione scorretta per compromettere, il suo pieno utilizzo, per questa ragione, il tipo di confezionamento è molto importante. 

Tubo
Può essere in alluminio o in plastica e solitamente contiene un solo sigaro. Ne garantisce la conservazione per lunghi periodi e può essere riutilizzato a piacere. All'interno del tubo spesso viene usato del tranciato sottile di cedro per mantenere il livello di umidità.




Confezione in cartone 
La confezione in cartone ("petaca") è da tre o cinque pezzi, non garantisce la tenuta dell'umidità e a lungo andare altera il sapore dei sigari. E' da ritenere il peggior tipo di confezionamento, nonostante sia usato anche per sigari di qualità (ad es. Cohiba, Partagas, Montecristo).



La scatola

Si tratta di scatole in legno, che garantiscono una buona tenuta dell'umidità su breve periodo, ma che comunque necessitano di stare in ambiente protetto se conservate a lungo  Tuttavia la scatola di forma rettangolare, box, tende a "schiacciarli".  Per questo motivo è sempre più frequente il confezionamento in scatole denominate cabinet, in cui però sono conservati sciolti e non incastrati, avvolti in una semplice fascia in modo da tenerli insieme ma senza fargli perdere la forma originaria.





                   Per chi volesse avvicinarsi al mondo dei sigari c'è un sito che ritengo molto utile :
                                Los Puros Dominicanos www.lacasadelpurodominicano.eu/

                                   Alcuni eccellenti marchi di sigari dominicani :
Adán y Eva, Arturo Fuente, Ashton, Aurora Preferidos, Avo, Bolívar, Canaria D’Oro, Casablanca, Chubbys, Cohiba Dominican, Cubita, Cuesta-Rey, Davidoff, Delicioso, Diamond Crown, Dominique, Don Diego, Don Sebastián, Dunhill, Emilio Reyes, Griffin’s, Gurkha, H. Upmann, Hemingway, Fonseca, José Benito, J.R. Tobacco, Juan Clemente, La Aurora, La Flor Dominicana, La Habanera, La Primera, La única, Licenciados, Los Libertadores, Macanudo, Montecristo, Montecruz, Montesino, Nomi, OpusX, Padrón, Partagas, Paul Garmirian, Primo del Rey, Ramón Allones, Ricos Dominicanos, Romeo y Julieta, Royal Dominicana, Santa Damiana, Seijas Signature, Sosa, Troya, Zino Platinum e 858.

mercoledì 22 gennaio 2014

LE TRE CARAVELLE


n.141 cm.101x125
semi-gloss su tela


Cristoforo Colombo, nel 1492, con la Nina, la Pinta e la Santa Maria, dopo aver raggiunto Cuba, proseguì il suo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo, con Martín Alonso Pinzón, capitano della Pinta e comandante in seconda della flotta.
Quest'ultimo, aveva udito dagli indigeni delle immense ricchezze dell'isola di Babeque (In epoca precoloniale, l'isola  Babeque, o di Quisqueyamadre di tutte le terre, poi ribattezzata Hispaniola), e dopo alcuni tentativi fatti insieme a Colombo decise di proseguire le ricerche senza autorizzazione.
Sta di fatto che per circa due mesi la flottiglia si ridusse a due sole caravelle, con le quali venne esplorata la costa settentrionale di Haiti.
Giunsero quindi nella baia che Colombo chiamò "Bahia de los Mosquitos" e si parlò di un'isola a forma di tartaruga che il navigatore chiamò "Tortuga".
Sempre convinto di trovarsi in Asia, Colombo confuse la parola indigena Cibao  (Il Cibao è, attualmente, la regione nord della Repubblica Dominicana), col ricchissimo Cipango, ovvero il Giappone, alla ricerca del quale si mise subito in viaggio superando Capo d'Haiti.
Nella notte del 25 dicembre, la Santa Maria si arenò sopra un banco corallino e venne abbandonata. 
L'Ammiraglio, rimasto con una sola caravella, dovette lasciare parte della ciurma (39 persone ) con la promessa che sarebbe tornato a riprenderli durante il secondo viaggio transoceanico. Fece quindi costruire un forte - La Navidad  a poca distanza dal luogo dell'incidente.
Successivamente gli indigeni dissero di aver avvistato "un'altra casa sull'acqua" (la Pinta) ma a nulla servì il messaggio che Colombo cercò di inviargli. Il 4 gennaio si tentò ancora di entrare in contatto mentre il 5 la flotta si riunì nelle vicinanze di Monte Christi. 
Prima del rientro decisero di trarre in secco le due navi a Capo Samanà per un lavoro di restauro.
 Il 13 gennaio furono attaccati da una tribù ostile, che Colombo credette fossero i temibili Canibi (cannibali). Negli scontri si ebbero soltanto alcuni feriti ma Colombo decise comunque di partire prima possibile all'alba del 16 gennaio 1493.